Tempo (v. anche Kairos)
“Quid est ergo tempus?” domanda S. Agostino: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so».
C’è un tempo passato, c’è un tempo futuro. C’è un tempo presente: l’attimo in cui è possibile cogliere, vivere, esprimere il kairos dell’esistenza. Quell’attimo che sembra non esserci, stretto tra il divenire subito passato e il non essere ancora del futuro: un essere presente tra due non-essere o viceversa? Eppure, è proprio in quell’istante che ci è dato di cogliere le opportunità, le scelte, l’unicità della nostra esistenza temporale. Di scorgere un poco il mistero della vita.
«Non limitarti a segnare il tempo; usa il tempo per lasciare il tuo segno» (Harvey B. Mackay). Ma il segno di che cosa? E su che cosa o, piuttosto, per chi? Questa citazione di un business man americano è significativa per il mentoring, inteso sia come disciplina sia come pratica.
I segni che il mentore lascia al mentee possono definirsi come un insieme di azioni positive, di consigli liberali e liberanti, di gesti e di sguardi (il potere del non verbale!) d’intesa benefica, di percorsi, a volte ardui, di consapevolezza e autenticità. Sono segni che si sostanziano di parole (certo!), ma anche di silenzi; si imprimono nella memoria, ma determinano il futuro, rivelano vocazioni, “voci di dentro” ancora inascoltate. Sono segni di reciprocità, momenti di equilibrio, carezze di com-passione che, negli attimi della relazione presente, ci fanno immergere nell’umanità di un altro essere, nel tempo finito della sua esistenza terrena. Sono bocconi di infinito o, forse, aspirazioni all’immortalità.
L’efficacia di una relazione di mentoring non si misura con il tempo degli orologi degli smartphone, perché i suoi echi si propagano oltre le cronologie e le unità di misura convenzionali. Il tempo del mentoring è semplice, ma non facile; è un tempo “in levare”, è un tempo di incertezza, fatto di possibilità, di creatività, è un tempo che ci sorprende.
“E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? (Matteo 6, 27). E allora, se non possiamo allungare il tempo che trascorriamo insieme, possiamo gustarlo più intensamente, ampliarlo e approfondirlo, renderlo migliore per noi stessi e per gli altri.
Le reciproche testimonianze di mentore e mentee diventano così un segno positivo nel presente dell’altro e, in molti casi, nel presente di una intera comunità. Guardiamoci intorno: “non c’è tempo da perdere!”.